Equilibristi

foto di Elena Fè

foto di Elena Fè

Il 13 maggio 1978 l’Italia approva la legge 180, che alla storia viene consegnata con il nome di Basaglia, psichiatra che per primo aprì le porte dei manicomi. Il primo a uscire per le strade, a invadere le piazze triestine, fu Marco Cavallo. Era un cavallo azzurro, carta pesta e voglia di cavalcare. L’energia che lo costruì era rinchiusa, costretta, guardata con sospetto. C’è sempre un diverso da alienare, non saranno 40 anni a rendere meno difficile essere pazzi. Se Marco Cavallo non fosse corso fuori però non avremmo mai saputo che nel mondo degli altri, degli strani, vivevano lottatori e creativi. Persone con quasi nulla da perdere ormai, dopo aver lasciato la dignità all’ingresso, ormai dimenticato, davanti ad una scheda, diagnosi impietosa. Quello che certo neanche una mente folle poteva immaginare era che anni dopo una studentessa potesse leggere la sua cartella, vedere i suoi connotati inasprirsi foto dopo foto. Eppure gli archivi sono pieni delle storie di uomini e donne senza più libertà, privati della normalità. Tutti marchiati senza speranza, ognuno così profondamente diverso da chiunque altro, con il suo bagaglio di mostri, spettri, paure. Sentivano chiudere le porte a chiave, divisi per genere, subivano terapie e rimanevano ad aspettare chissà quale epilogo, forse convincendosi loro stessi di non meritare che la reclusione. Non posso fare a meno di guardarmi attorno, ogni giorno, e pensare a quante delle facce che incontro, se fossero nate un pugno di decenni prima, sarebbero finite nell’obiettivo che immortalava l’ingresso ed il decorso della malattia. Perché parlare per numeri può fare impressione, ma conoscere nomi, abitudini, espressioni, rende tutto più reale. Molti sarebbero stati vittime di trattamenti ingiusti e incivili per motivi oggi inconcepibili, per l’ottusa convinzione che esista un punto di equilibrio identico per tutti. Uno standard, una regola. Invece un equilibrio non c’è, si cerca ogni giorno e non sai dove la testa deciderà di andare, come il corpo saprà reagire. Si tenta di trovare un angolo nel bosco oscuro in cui sentirsi al sicuro e di scampare all’imprevedibile, ci si emoziona in modo smisurato ed improvviso, eterni principianti in amore, si costruiscono amicizie e oggetti insieme, per portare Marco Cavallo in giro per il mondo, ad urlare di esistere. Nessuna serratura, nessun cancello, nessun archivio potranno più negarlo, e tutti là fuori dovranno fare i conti con le stesse ombre che negavano un tempo di avvertire. Guardando in faccia la possibilità di non fermarsi mai in questo su e giù di sensazioni, di essere coinvolti nel lungo percorso che porta a stare insieme semplicemente accettandoci, di non essere solo un’anima, ma centomila forse.

di ELENA GRAZIA FÈ

Da Venerio
Aurelio Visconti
piccolo hotel aurora
ARS fotografia
Banca Tema