Il prof. Franco Tassi, fondatore del Centro Parchi Internazionale: NO alle centrali, SÌ al parco naturale dell’Amiata!

manifestazione parco naturale amiataCome già in passato, anche quest’anno si riaffaccia il tentativo di sacrificare l’Amiata, la “Montagna Sacra degli Etruschi”, alla Geotermia, senza rendersi conto del fatto che si tratta di Impianti invasivi, capaci di offrire pochi benefici, ma di causare invece molti danni. E senza capire che, proprio in questi tempi afflitti da una crisi climatica, ecologica e idrogeologica senza precedenti, buonsenso e prudenza consiglierebbero invece interventi diametralmente opposti. Sembra superfluo ripetere, come tutti sanno, che le Centrali Geotermiche consumano moltissimo, producono assai poco, causano inquinamento, minacciano il prezioso patrimonio idrico, e comportano subsidenza e rischio sismico. Per non dire dell’alto rischio archeologico, e del parere nettamente contrario della Soprintendenza. Ma mentre tutto questo è già ben noto, a noi preme sottolineare altri aspetti importanti, che spesso vengono ignorati.

Ci riferiamo anzitutto alla constatazione che oggi si sta scatenando, non soltanto in Italia, una frenetica “Corsa all’Energia”, senza freni e regole, che ricorda un poco la storica ottocentesca “Corsa all’Oro” dei pionieri americani alla conquista del West. In nome della quale, senza scrupoli, si deturpa il paesaggio e si devasta l’ambiente, non accorgendosi neppure del fatto che poi, metà di quella energia andrà dispersa, e che ogni profitto finirà nelle tasche altrui, lasciando alla collettività locale soltanto briciole e guasti da riparare.

Va ricordato, infatti, che l’Italia non dispone di un vero e proprio “Piano Energetico Nazionale” affidabile e aggiornato, su cui basare ogni intervento attuale e futuro. E mentre si lamentano i costi crescenti dell’energia, si continua tranquillamente a far pesare sulle bollette ogni genere di balzello e nefandezza, dal canone televisivo ai cosiddetti “oneri di sistema”. Al tempo stesso, la politica e i media incoraggiano la corsa, tingendola di “green” e fingendo di non vedere che non si tratta affatto di verde “sostenibile”, ma piuttosto del tripudio dell’affarismo, delle multinazionali e delle finanziarie.

Si assiste quindi a una gara scatenata, per spalmare campagne e montagne di miriadi di mostri, pale eoliche e impianti fotovoltaici giganteschi, che se dispensano certamente enormi profitti ai destinatari degli incentivi economici, producono però limitata energia, tutt’altro che “compatibile” con una seria salvaguardia ecologica, e ancor meno “durevole”, se solo si spingesse lo sguardo un po’ più lontano. Infatti, come non rendersi conto che le nuove pesantissime strutture, che mineralizzano e sterilizzano ambienti ancora vivi e pulsanti, avranno durata breve? Nel prossimo decennio, in Italia si dovranno smaltire circa 100 milioni di impianti fotovoltaici a fine vita, e 30-40mila tonnellate di pale eoliche ormai inservibili: su chi graveranno i costi esorbitanti? Sarà mai possibile far rinascere la natura, il paesaggio, l’agricoltura in quei territori sfregiati?

Il problema è quindi non solo la mancanza di pianificazione, ma anche la conseguente scriteriata ubicazione nei luoghi meno adatti degli impianti di produzione energetica. Collocandoli per lo più su creste appenniniche, sfregiando incantevoli scenari, e tra montagne, valli, colline e campagne, deturpando ambienti naturali e seminaturali (zone economicamente deboli), per approvvigionare lontane aree industriali e metropolitane di pianura (zone economicamente forti). Per cui è comunque inevitabile che circa metà dell’energia disponibile finisca dispersa nel trasporto. Senza considerare lo scempio del paesaggio, i pesantissimi danni all’ecosistema, e la perdita di biodiversità – goffamente negati da una politica miope e insensibile -, come le stragi di uccelli anche rari, tra cui spiccano i grandi rapaci.

In definitiva, si tratta ancora una volta di bloccare la classica rapina di stampo colonialistico, perpetrata a danno del popolo di montagna per soddisfare gli interessi del popolo di città. Che si arricchisce appropriandosi di risorse altrui – acqua, legname, gas –, e condannando le terre emarginate alla povertà e allo spopolamento. Mentre la “Montagna Sacra degli Etruschi” meriterebbe ben altro destino, e rifiorirebbe se si fosse capaci di riconoscere il suo valore, e la sua spiccata vocazione a diventare uno splendido Parco Nazionale, investendo davvero per un futuro degno di questo nome. Attirando turismo e visitatori italiani e stranieri in ogni periodo dell’anno, si promuoverebbe un consistente flusso economico, sociale e culturale, che farebbe rinascere i borghi, rilanciando i prodotti e le tradizioni locali, e offrendo lavoro ai giovani. Assicurando così la tutela dell’immenso patrimonio naturale, a vantaggio non soltanto di ecosistema e biodiversità, equilibrio idrogeologico e climatico, ma anche della vita e della prosperità delle comunità locali, continuando a rifornire di preziosa acqua le piane circostanti.

Franco Tassi
www.centroparchi.org

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