Se n’è andato Hardy Reychelt, pioniere nella protezione della natura, ha arricchito il mondo culturale amiatino

hardyQuesto splendido signore imbiancato approdò a Santa Fiora nella stagione feconda di Consulta cultura, guidata da Lucio Niccolai.
Si portava dietro una malattia degenerativa diagnosticata da poco, che lo aveva convinto a lasciare un mondo. Era infatti un fondatore del WWF Italia, anima creativa di quel movimento e professionista originale di immagine istituzionale. Sono memorabili i suoi allestimenti per istituzioni importanti, i suoi manifesti a base di polistirolo rigenerato, come anche il primo marchio della Apt Amiata, lo gnomo che ha dominato l’immaginario di quell’Ente.
Arrivò a Santa Fiora cercando e trovando ospitalità, sensibilità, accoglienza.
In quegli anni Novanta il paese era una frontiera avanzata della produzione culturale periferica dettata da studiosi illuminati come Pietro Clemente e ConsultaCultura faceva la sua parte alla grande, proiettando un’idea di attività capace e coinvolgente, come non era da nessun’altra parte, almeno della provincia grossetana, ma anche senese.
ConsultaCultura fu quel che fu, ed è un’altra storia da raccontare e Hardy era una ciliegina sulla torta. Portò le sue altissime competenze visuali e da giornalista in purezza, regalandoci pezzi cristallini e qualitativi che arricchirono i numeri de Il Nuovo Corriere dell’Amiata. Allora usciva tutti i mesi, dopo riunioni redazionali infiammate e costruttive in cui si ragionava dell’universo Amiata a confronto con quanto stava intorno e con una capacità di dialogo insuperata.
Di quegli anni il progetto Fuori dalle scatole, ancora visibile e decine di attività culturali, tutte mirate sul territorio, tutte propositive in proiezione: un’esperienza davvero esaltante sepolta nelle dinamiche di una politica molto più povera.
Hardy, arrivò con la discrezione che gli era consona e che gli ha permesso amicizie e simpatie, nonostante la grandezza di quanto aveva precedentemente prodotto, c’è una storia importante da scrivere su di lui.
Santa Fiora lo accolse con amore fino a quando non è stato capace di autonomia e ha trovato sistemazione nella casa di riposo di Semproniano, lui solo ormai con la famiglia chissà dove, anche se era capace di crearne sempre intorno a sé, con una sistematica produzione affettiva che lo rendeva sempre centro di amorevolezza e stima, di considerazione.
Lo ricordo sempre intento al suo lavoro artistico, mai banale, originale e che dovrà essere al centro di una valutazione importante.
Parte della mia vita e parte della vita amiatina, che se ne va ma lascia un segno importante e incancellabile.

Da Venerio
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