Amiata identità?

34564645Quando noi amiatini andiamo fuori e ci chiedono:”Di dove sei?”, rispondiamo:”Di Arcidosso, di Piancastagnaio, di Abbadia, di Castell’Azzara…”, ma, al primo cenno di smarrimento per l’ignoranza geografica dei nostri interlocutori, diciamo allora:”dell’Amiata, sono dell’Amiata”. E anche in questo caso le cose spesso non migliorano molto, ma almeno diamo l’impressione di appartenere a una riserva indiana, a un luogo miticizzato dagli etruschi, vicino al mare, sospeso tra tre regioni, la terra di Balducci, di Pratesi e di Lazzaretti, ora cavallo di battaglia cristicchiano…

Alcuni ricordano le miniere o la stagione negativa della riconversione anni Ottanta. Ma l’idea di Amiata all’esterno è chiara più che a noi: un territorio che si stringe intorno alla sua montagna.

Sappiamo della legge che non permise alla vecchia comunità montana interprovinciale (Siena e Grosseto) di restare unita, conosciamo il seguito… Isola, arcipelago, collana di borghi medievali assiepati sui fianchi a 360°… terra oggi depressa? Certo, come molta provincia italiana.

Nonostante le naturali propensioni geografiche ai territori limitrofi la montagna conserva un’unità dovuta alla morfologia, ma soprattutto al rapporto con il bosco, con la sua economia, con la sua atmosfera fascinosa e inconfondibile.

Ci sono, ci sono stati e ci saranno elementi di criticità, la battaglia dell’ospedale degli anni Novanta ad esempio fu come una piccola guerra civile e fratricida.

Ma il tempo passa e gli errori continuano a non essere costruttivi, ogni amministrazione che succede ad un’altra tende a slavare e minimizzare, a dimenticare…

Ma l’unità o l’identità possono certamente essere una forza che non abbiamo più, dilaniati dalle polemiche sulle fusioni, dalla crisi del sistema cooperativo in cui germinano ancora semi di futuro quando si cerca il nuovo e non si compete invece con parti operative della società.

L’Amiata è una e lo sarà maggiormente nel momento in cui diventerà chiaro che occorre mettere in comune le forze, che occorre una nuova consapevolezza della qualità complessiva del territorio.

Insomma, insieme ce la possiamo fare…

Da Venerio
Aurelio Visconti
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