Castell’Azzara e Santa Fiora verso la fusione

amiata panoramaAnche Castell’Azzara e Santa Fiora si vogliono fondere. È stato istituito un comitato promotore guidato Monia Benedetti di Castell’Azzara e un gruppo di coordinamento formato da Vico Tenci di Selvena (Castell’Azzara), Moreno Pomi di Bagnolo (Santa Fiora) e Antonio Albertini di Santa Fiora.
Il comitato promotore osserva che “a fronte delle norme sempre più stringenti in materia di unioni e fusioni di Comuni imposte a livello nazionale e regionale per le comunità sotto i 5.000 abitanti (3.000 per i comuni montani) le nostre comunità non possano restare ferme ad attendere azioni esterne coercitive. Governare il nostro futuro è la motivazione forte che spinge ad accelerare i processi inevitabili di fusione dei Comuni amiatini”. Anche questo comitato sottolinea che “il modello sino a oggi perseguito dalle Unioni dei Comuni amiatini è fallito dimostrando come non sia possibile una forma di gestione dei servizi associata con organi di decisione diffusa. La strada da percorrere per recuperare forza e capacità di erogazione di servizi al cittadino è la fusione”. Il comitato osserva che c’è, però, una variabile: i tempi: “ Continuare ad attendere, a soffermarsi senza decidere, a difendere astrattamente interessi di campanile, rischia di penalizzarci fortemente- incalza il comitato-, unire Castell’Azzara e Santa Fiora è utile e naturale per omogeneità dei territori e radici sociali. La fusione consentirà di recuperare efficienza, tempestività decisionale e operativa grazie anche agli incentivi finanziari previsti dalle norme nazionali e regionali che aiuteranno le fasi di trasformazione del processo organizzativo di fusione in un unico comune delle due attuali amministrazioni”. Il comitato rammenta anche i benefici di una tale operazione: “250 mila euro all’anno per 5 anni ( per ogni comune che fa parte della fusione, esempio se si fondono due comuni sono 500.000 euro all’anno per 5 anni); il 40% dei trasferimenti dello Stato riferiti nell’anno 2010 moltiplicati per il numero dei comuni che si fondono per 10 anni; rottura del patto di stabilità e liberazione di economie per investimenti sullo sviluppo del nostro territorio ( superamento del divieto di spendere le risorse disponibili); superamento del blocco delle assunzioni e definizione di un fabbisogno di operatori necessari per il funzionamento del futuro comune unico; risparmi ed economie di scala: un solo sindaco così come una giunta, un consiglio, un segretario, un ragioniere, un tecnico, servizi meno costosi e più efficaci per effetto dell’economia di scala”. Si ipotizzano anche gli eventuali benefici: “riduzione delle tasse locali, agevolazioni per le famiglie e alla scuola sul trasporto, riapertura o potenziamento di servizi già esistenti , salvaguardia delle municipalità”. Il comitato chiede dunque ai consigli comunali di esprimersi, chiede anche che i cittadini siano informati e che venga avanzata alla regione la richiesta di referendum.

Da Venerio
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