Expo 2015 un successo a metà?

46305200È stata una lunga marcia di avvicinamento quella che ha preceduto l’apertura dell’Expo 2015 di Milano, sottolineata da notevoli aspettative ma anche da polemiche sul consumo del suolo, sulla gestione degli appalti e anche dell’assunzione del personale.

Sinteticamente quindi c’era chi soffiava sul fuoco per dimostrare aprioristicamente le pecche di un sistema, ma anche chi intravedeva grandi opportunità creando attese al disopra delle più rosee previsioni. Personalmente, ho sempre cercato di avere un atteggiamento distaccato, poco incline a prendere tutto per oro colato, rimandando il mio giudizio al momento in cui avrei avuto più elementi di giudizio. La mia partecipazione a una conferenza tenutasi il 6 giugno presso la Cascina Triulza dell’expo, organizzata da Festambiente dal titolo “Tornare alla terra per seminare il futuro: sostenibilità, innovazione e identità territoriale in agricoltura” mi offre l’’occasione di aggiornare il mio giudizio a circa due mesi dall’inizio di questa importante manifestazione.

Ovviamente devo precisare che si tratta del mio giudizio soggettivo, libero da qualsiasi condizionamento da parte di enti pubblici o privati, organizzazioni, partiti politici ed esponenti di governo o dell’opposizione.

La vista delle installazioni, dal punto di vista architettonico, è grandiosa, il lavoro degli architetti, sui materiali e la proiezione sul futuro è certamente di grande impatto, un percorso all’ombra di un grande patio che dona refrigerio nelle ore più calde è senza dubbio una trovata interessante, avrei gradito che anche davanti all’entrata dove la gente si accalca in file interminabili sotto il sole cocente, fosse stata realizzata una cosa simile, poiché quei poveri alberi, appena trapiantati offriranno ombra, se mai lo faranno, tra una decina d’anni, quando le istallazioni saranno state ormai rimosse.

Secondo me sono assolutamente fuori luogo le mastodontiche statue di Arcimboldo e sue varianti, poste poco dopo l’ingresso e forse anche tutte le altre stazioni di plastica che simulano frutta, verdura, allevamenti e relativi prodotti, queste ultime tuttavia potrebbero avere un interesse educativo e informativo per i bambini.

Apprezzare le cose dall’esterno è già un buon inizio, ma il mio parere cambia se andiamo dentro gli stand, anche se no ho visitati pochi. Per quello che ho visto, ho avuto l’impressione di trovarmi in una fiera caotica, in cui si vende qualcosa, i video in continuo, il rumore e a volte la musica etnica, tutto insieme, non giova né alla comprensione né all’ascolto, per non dire poi dei costosi pannelli che dovrebbero illustrare cibi, tradizioni e prodotti, ma in realtà raggiungono poco l’obiettivo e lo slogan dell’expo “nutrire il pianeta”, ma forse questo non è un difetto di tutti gli stand, forse lo è in quelli che ho visitato.

Cosa c’è di utile allora? Le conferenze e gli incontri tematici sono indubbiamente di grande interesse etico sociale, dove si dibattono questioni importanti, ma anche in questo caso bisogna vedere chi partecipa, se si tratta degli addetti ai lavori, degli interessati o degli amici degli amici. Mi è sembrato di capire che a questi incontri le categorie di persone che partecipano siano poche, anche se la sala si riempie, inoltre la capacità di incidere sulle future scelte o di farsi un punto di vista critico, sono spesso irrisorie, poiché solitamente i politici “se la suonano, se la cantano e si ascoltano”, mentre al resto dei partecipanti non rimangono che i rimasugli.

A me è successa la stessa cosa, dopo che hanno parlato i politici e i sottosegretari che hanno sciorinato il solito copione, alla fine, quando tutti scappavano ed era ormai ora di andare a pranzo, non è rimasto che qualche minuto per riassumere quello che avevo da dire. Posso solo dire che le affermazioni dei politici erano divergenti rispetto ai rappresentanti delle aziende agricole e che la visione del futuro del settore è privo di un serio progetto anche da parte di chi ci guida. La complessità del problema non può essere affrontata in poche righe, forse si potrebbe organizzare un momento d’incontro pubblico per dibatterla, per questo sono a completa disposizione, dove e quando vogliate farlo. Nel frattempo però vorrei soffermarmi sulle “grandi opportunità mancate” dell’EXPO 2015, infatti, in un precedente articolo avevo proprio parlato di questo.

Ebbene vorrei tanto essere smentito, ma le prevedibili ricadute per i territori a mio avviso sono irrisorie, pare che regioni avessero dei finanziamenti, si era parlato di “idee per l’Expo”, io ne avevo parecchie, ma nel contesto toscano ne hanno fatto volentieri a meno, giusto, chi sono io per avere idee? Nessuno (Ulisse?), ma essere nessuno, credo sia meglio degli amministratori o dei politici che spendono i soldi facendo finta di fare qualcosa! Ma allora qualcuno si domanderà cosa si sarebbe dovuto fare e non si è fatto?

Organizzarsi in modo che fossero offerti ai visitatori stranieri pacchetti turistici ed escursionistici nei vari territori per farli conoscere e apprezzare, visto che vi vantiamo di avere posti incantevoli e ricchezze enogastronomiche, naturali, storiche, culturali e paesaggistiche da vendere.

Questo non lo stiamo facendo, anzi ci sono manifestazioni che sono etichettate “expo”, solo sulla carta, dove partecipano i soliti noti che se la suonano, se cantano, e si lodano, ma che non apportano nulla di nuovo e di costruttivo, essendo soltanto la passerella trionfalistica di alcuni, senza termini di confronto critico.

Questa perdita mi amareggia e mi crea anche il disagio di doverlo dire quando, invece, il paese avrebbe bisogno di un’iniezione di fiducia che tutti aspettano ma non c’è nessuno in grado di infondere.

Da Venerio
Aurelio Visconti
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