Il governo e il futuro dell’Amiata: una chiacchierata con il sindaco Fabrizio Tondi

Sindaco TondiUna Montagna che si rinnova e si progetta, una Montagna unita che guarda al futuro come un’Amiata compatta in un unico progetto condiviso. A proposito di questo si è aperta la chiacchierata con il sindaco di Abbadia San Salvatore Fabrizio Tondi che racconta e spiega la volontà di questa amministrazione, determinata a iniziare un progetto d’identità comune per questo territorio così particolare e speciale: “La volontà è quella di ritrovare il nostro unico destino – spiega Tondi – come ce lo aveva assegnato la natura: la Montagna a un popolo. L’Amiata è una montagna a cui si gira intorno, di solito le montagne servono per dividere, per fare da confine, nel nostro caso invece la circolarità dettava dei modi di vita e di pensiero per tanti aspetti simili”. Cosa ha modificato il destino dell’Amiata e come guidare questo destino verso un progetto comune e un’identità condivisa? I macro argomenti di una discussione aperta.

Cosa ha minato l’unitarietà che vedeva la Montagna come una realtà circolare?

È chiaro che all’inizio del Novecento con l’industrializzazione da una parte e il permanere dell’agricoltura prevalentemente da un’altra, si sono modificati alcuni aspetti però le nostre origini sono le stesse come le condizioni climatiche. La chiamiamo La Montagna, femmina, Montagna Madre, citando Balducci, questa mammella che nutre e ci fa vivere. Questi nostri popoli intorno a questa montagna devono ritrovare un’identità comune, degli obiettivi comuni.

Quali sono secondo Lei i primi passi da fare per ritrovare questa identità comune?

Quello che dovrebbe costituire il movimento, il primo input unitario, è il progetto Destinazione Amiata che dovrebbe essere il riconoscimento di ATO (Ambito Territoriale Ottimale). Questo garantirebbe la possibilità di presentarsi come un unico soggetto, di essere un’identità fisica, un ambito giuridico specifico per poter, per esempio, accedere a finanziamenti europei.

Se non riusciamo a ricongiungerci non sarà possibile una rinascita identitaria, vogliamo smettere di essere una cornice, vogliamo tornare ad essere al centro di noi stessi e dire Noi siamo l’Amiata. Amiata è già un brand: è una parola rappresentativa di tutto ciò che viene fatto su questa montagna.

Parlando dell’ATO, cosa può dirci più nello specifico?

Nell’aprile di due anni fa i sindaci dell’Amiata hanno firmato un protocollo di intenti con la Regione in presenza dell’assessore Cioffo, stiamo cercando di spingere per il battesimo questo progetto perché pensiamo i tempi più che maturi. Per adesso parliamo di un ambito turistico, di promozione dell’agro-alimentare, ma su tutto si innescano meccanismi unitari che vanno oltre: dalla sanità all’amministrazione dell’unione dei comuni.

Il primo passo è stato fatto con la sanità con la buona pratica dell’interscambio, per fare un esempio nel grossetano c’è un bell’impianto per la risonanza magnetica e nel senese ci sarà una TAC nuova. Non è necessario ripetere alcuni servizi, oggi con il sistema di Rete non esiste più l’ospedale autosufficiente, ogni ospedale fa parte di un ingranaggio in cui ogni ospedale ha la propria specializzazione, non ci deve essere una ripetizione ma una filiera in cui il paziente è il soggetto centrale della questione.

Si parla spesso del progetto della Foresta Modello, ci può spiegare di cosa si tratta?

La Foresta Modello è un progetto proprio della realtà canadese che si sta diffondendo in territori come il nostro. Secondo questo modello le proprietà, le istituzioni, si trovano e si mettono d’accordo su come tutelare e gestire il territorio. L’accordo deve essere condiviso, non forzato, e deve prevedere dal taglio dei boschi alla gestione di territori pregiati, dalla gestione delle varie attività ai miglioramenti generali di gestione e tutela. Ognuno potrà esprimere le proprie priorità per una montagna tutelata secondo delle regole condivise da tutti.

Tutto questo deve trovare nell’ultimo passaggio una gestione unica, è già stato mosso qualcosa nella gestione invernale attivando un’interlocuzione unica, cosa che ha consentito una razionalizzazione delle forza e degli investimenti.

Lei insiste con la parola unità, perché secondo Lei è così importante?

Essere uniti significa far vedere che abbiamo un obiettivo unico. La Regione di fronte a disegni e progetti comuni ha dimostrato di avere un grande orecchio ma solo se il progetto è condiviso, divisi è difficile ottenere l’attenzione che meritiamo.

Inoltre è importante creare un’immagine globale, chi arriva deve capire di essere sull’Amiata indipendentemente dalla porta da cui è entrato e siccome l’Amiata ha un’infinità di punti di attracco, la Strada del Montecucco, la Francigena, il sentiero Vetta-Mare, le acque di Santa Fiora e molte altre vie, è importante avere un simbolo, un marchio che unisca e che dia identità e uniformità al territorio.

Come ultima domanda vorrei chiederLe come si raffigura l’Amiata, che immagine ha della Montagna.

Il Monte Amita lo chiamo il Central Park in mezzo alle cose più belle e più buone del mondo. Dove c’è una qualità di vita altissima, dove ci sono un cibo e un vino buonissimo, dove ci sono un ambiente, le acque straordinarie. Siamo tra Firenze e Roma, tra Perugia e il mare, noi stessi abbiamo una Storia straordinaria.

Da Venerio
Aurelio Visconti
piccolo hotel aurora
ARS fotografia
Banca Tema