Intervista a Fabrizio Tondi, sindaco uscente di Abbadia San Salvatore

Sindaco TondiIn vista delle prossime elezioni comunali, l’8 e il 9 giugno 2024, abbiamo sentito il sindaco uscente di Abbadia San Salvatore Fabrizio Tondi per un bilancio sul lavoro svolto in questi anni sul territorio e per chiedergli il perché della sua mancata ricandidatura.

«Come si dice, il sindaco è il mestiere più bello del mondo per certi aspetti, per altri è una “condanna di vita” che ruba spazi, tempi, affetti ma che uno fa con entusiasmo pensando di essere utile alla propria comunità».

Quali sono gli ambiti su cui si è maggiormente concentrato il suo lavoro?

«Il mio lavoro è stato quello di mettere in sicurezza il paese con delle grandi opere diciamo di regimazione delle acque che avevano creato danni e alluvioni cospicue. Appena saranno completate, nel giro di alcuni mesi, daranno una garanzia di sicurezza al paese stesso. Abbiamo lavorato molto anche sul lavoro, puntando oltre che sul turismo, che sarebbe stata la nostra carta, anche sul manifatturiero che fortunatamente è esploso. Sono stati creati centinaia e centinaia di posti di lavoro che hanno rivitalizzato il paese creando migliori condizioni locali che ovviamente, e sempre di più, incideranno sul commercio e sulle attività di ristorazione e di vita del paese. Siamo un paese con una popolazione in crescita in questo momento, e non per i migranti, abbiamo avuto un incremento di 300-400 abitanti».

«L’impostazione è stata quella di andare incontro ai più fragili, quindi una politica sociale, il lavoro, la sicurezza del paese e quelli che sono gli aspetti anche sociosanitari. Abbiamo fatto anche passi in avanti garantendo una strutturazione, migliorando i servizi sia dell’uno che dell’altro aspetto in ambito ospedaliero, in ambito di quella che sarà poi anche la futura Casa di comunità in cui sono previsti importanti investimenti oltre che un’organizzazione che possa garantire un salto qualitativo del servizio per tutto il comprensorio Amiata-Val d’Orcia, ma che possa aprirsi anche con il versante Grossetano sia per i servizi sanitari che sociosanitari. La Casa di comunità è l’ampliamento del servizio che fa la Casa della salute, con una presenza e una qualificazione della risposta professionale, in cui medici e personale sanitario avranno la possibilità di utilizzare sia del personale che delle attrezzature, parlo di elettrocardiografi, ecografi, spirometri, che possono essere utilizzati non per fare una diagnosi ma per dare un orientamento e potere fare anche certi tipi di servizi non solo all’interno della Casa della comunità stessa ma anche fuori. Quindi un organismo territoriale che va a incidere fortemente sul bisogno di salute di una popolazione sempre più anziana e cronica, rispetto all’ospedale che invece deve occuparsi della criticità temporanea e in acuzie».

Perché ha scelto di non ricandidarsi?

«Perché c’è un momento nella vita in cui uno riconosce innanzitutto le proprie forze fisiche e si rende conto che l’energia necessaria per spendersi ancora non è sufficiente. Per questo la cosa migliore è lasciare spazio a chi ha tanta energia, tanta voglia e tanta progettualità ancora da spendere. I programmi che mi ero prefissato sono stati in parte fatti, in parte sono in via di esecuzione.

Ci siamo impegnati soprattutto nel rilancio del paese sempre con bilanci positivi dal punto di vista economico e finanziario che hanno ridotto anche il debito pubblico. Abbiamo fatto 40 milioni di investimenti sul paese in 5 anni senza andare a incidere appunto sul debito pubblico anzi riducendo il debito dei singoli cittadini da oltre 200 € a cittadino a poco più di 160 €».

Quali sono gli ambiti e i temi su cui si dovrebbe concentrare la prossima amministrazione?

«Il lavoro per i prossimi anni è già impostato quindi si dovrebbe, secondo me, cercare di portare a termine innanzitutto tutto ciò che è in programma, che è stato già impostato e indirizzato. Ovviamente ci sono alcuni aspetti importanti che devono essere privilegiati ancora perché sono in itinere come quello delle scuole nuove, della zona industriale, della Val di Paglia che deve essere rilanciata e riqualificata. Per quanto riguarda la montagna si sono creati i presupposti giuridici e amministrativi che potranno consentire, da qui in avanti, di fare notevoli passi avanti nell’ambito della gestione complessiva, sia invernale che di altre stagionalità. Puntare sulle quattro stagionalità e non più, diciamo così, arroccarsi sulla stagionalità invernale, su cui oltretutto vediamo le grandi criticità poste negli ultimi anni dai cambiamenti climatici, ma soprattutto perché danno continuità. Si creano delle vere e proprie aziende turistiche che possono assumere in maniera continuativa anche dei dipendenti. Un lavoro che non sia più solo stagionale ma continuativo».

Da Venerio
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