Presentazione della guida “Il convento di San Francesco di Arcidosso”

presentazione convento san francescoSabato 31 ottobre, a partire dalle 18 e presso la chiesa del convento (già dei frati cappuccini, ed oggi sede di una comunità aderente all’Associazione Papa Giovanni XXIII) posto nei pressi della frazione arcidossina di San Lorenzo, si è tenuta, a cura degli autori, la presentazione della guida “Il convento di San Francesco di Arcidosso”1,2. L’incontro si è svolto, come era ovvio, nel più assoluto rispetto dei vari DD.P.C.M. tesi al contrasto alla diffusione del virus Covid-19 (la chiesa, dove tutt’ora si celebrano Messe e funzioni religiose, è distanziata per circa quaranta posti-ben delimitati- a sedere, più altri in piedi, e l’accesso è consentito previo utilizzo di gel disinfettante ed indosso di idonee mascherine) ed alla presenza di circa una trentina di interessati auditori. La guida storico-artistico-teologica, di contenute dimensioni (quattro pagine in tutto, formato 15×21 cm) ma esaustiva, parte dalla storia delle presenze di San Francesco d’Assisi sull’Amiata (compreso il suo “sposalizio” con Madonna Povertà, avvenuto percorrendo la Val d’Orcia, di cui al famoso dipinto del Sassetta dove è, tra l’altro, possibile vedere un profilo del Monte Amiata risalente tra il 1437 ed il 1444), la nascita degli eremi (delle Ripe3 presso Piancastagnaio, presso cui trovasi il Leccio di San Francesco oggetto di pellegrinaggio il 2 agosto, in occasione del “Perdono di Assisi”4, e del Colombaio presso Seggiano) e poi quella di altri insediamenti (Selva5, San Processo- tra Arcidosso e Castel del Piano-, Radicofani…) per giungere, nel 15936, al convento di cui alla guida. I relatori7 si sono soffermati sulle peculiarità già inserite nella pubblicazione: dipinti e statue presenti nel complesso e loro attribuzioni (sicure –Francesco Vanni per quanto riguarda la pala posta al centro del presbiterio- o presunte – Giuseppe Nicola Nasini per le pale dell’Angelo annunciante e della Vergine annunciata posti ai lati della pala centrale stessa-), simbologia teologica (il numero 8, presente nel numero e nella sezione dei pilastri presenti nel portico, indicante la somma di 7+1, ovvero i giorni della creazione, sei, con sommato il riposo del Creatore, incrementata dal periodo storico attuale che va dalla nascita di Gesù al suo ritorno)8, presenza e vita dei cappuccini (vita contemplativa ma anche di lavoro negli orti, tipicamente presenti nei loro conventi). Particolare risalto è stato dato al significato riconciliatore del posizionamento del convento tra Arcidosso e Castel del Piano9, paesi i cui abitanti erano sempre in lotta tra loro.10 Citata anche la presenza di una piccola cappella dedicata all’estasi di San Felice da Cantalice (primo santo, canonizzato nel 1712, dell’ordine dei cappuccini) all’interno della chiesa, e quella, decisamente più famosa, dell’edificio posto a destra del convento, ovvero la Cappella/Tomba di Merope Becchini11, opera di Lorenzo Porciatti12. Varie le domande formulate dal qualificato pubblico, tra cui le presunte relazioni tra il dipinto di Vanni ed analoghe rappresentazioni di Raffaello, il significato della differente posizione tra i santi13 (in terra) e la Vergine con angeli (in cielo) nella pala vanniana, l’utilizzo di personaggi racchiusi in una sorta di “mandorla” (stessa opera). Sono state fatte domande anche circa le altre chiese presenti nel territorio amiatino14, come la Madonna dell’Incoronata di Arcidosso15 e la chiesa della Madonna della Carità di Seggiano16, a cui sono state fornite competenti ed esaurienti risposte. Al riguardo, i due autori hanno concordato circa la necessità di poter realizzare, in un momento meno problematico per la pandemia, una o più giornate di studi specifiche sia sulle chiese del comprensorio amiatino (versanti grossetano e senese) che sugli insediamenti francescani. La professoressa Longo ha ricordato l’importanza, anche per questi specifici studi, che ha avuto la rivista “Amiata Storia e Territorio” (AST), di cui l’altro relatore è stato cofondatore, auspicandone un prossimo ritorno alle stampe ed ai suoi lettori. Don Carlo ha quindi ricordato, con sincera stima ed affetto, due importantissime figure della cultura locale recentemente scomparse, legate alla stessa AST, ovvero Maura Baldi e Fiora Bonelli, ricordo cui tutti i presenti, partendo da chi scrive, si sono empaticamente uniti.

Giovanni Zanaboni

20201031

1 La guida è l’ultima nata di una serie di analoghe pubblicazioni, simili per grafica e dimensioni, tutte curate direttamente o in collaborazione da Don Carlo Prezzolini. Tra queste ricordiamo “Le chiese di Arcidosso”, sempre edizioni Effigi, ed altre, anche di vari editori, tra cui, a titolo solo esemplificativo ma non esaustivo, ”Le chiese di Roccalbegna” e “Le chiese di Piancastagnaio”.

2 La guida segue quella di Arturo Santioli “Il convento dei cappuccini in Arcidosso”, ed. Cantagalli, Siena, 1989 (e 2^ edizione 2000).

3 Cfr. “Il SS.Crocifisso delle Ripe e la sua chiesa”, a cura di Carlo Prezzolini, ed. le Balze, Montepulciano (SI), 2005.

4 Cfr. “Il leccio delle Ripe – luogo francescano”, AA.VV, ed. Hgs, Abbadia San Salvatore, 2013.

5 Cfr. “Mille anni di uno spazio sacro – il monastero e il convento della SS.trinità di Selva” a cura di Ilvo Santoni con contributi di L. Balocchi,M.Nucciotti e C, Prezzolini. Edizioni Effigi , Arcidosso(GR), 2017.

6 I lavori iniziarono il 15/09/1590; il 20/05/1591 il Vescovo di Chiusi, Frà Masseo Bardi, pose la prima pietra.

7 Don Carlo Prezzolini, sacerdote e storico dell’arte, oltre che architetto, e Giovanna Longo, professoressa e studiosa dell’arte.

8 Difficilmente, vista la datazione del convento, si può pensare ad un rimando alla numerologia templare, che per il numero 8 ha altri significati.

9 Cfr “Storia dei cappuccini in Toscana”, F.Sisto da Pisa,ed.Barbera, Firenze, 1906.

10 Tutt’oggi, pur se in tono minore e sovente scherzoso, tale rivalità è ancora presente tra “Caperci” e “Cioli”.

11 Merope Becchini, figlia unica dell’avvocato Raffaello e della signora Maria, anche lei Becchini (erano parenti), morì, ventunenne, di morbillo a Grosseto (dove il padre esercitava la professione) il 5/06/1902. Cfr. “Amiata Storia e Territorio”,2006 n.53, pagg.3-5.

12 Nato a Cana, frazione di Roccalbegna, il 3/09/1864 è stato il più prestigioso architetto e restauratore della Toscana meridionale del’900. La< maggior parte delle sue opere sono realizzate in stile neogotico. Si ricordano in particolare, a Grosseto, il prestigioso Palazzo Aldobrandeschi (oggi sede della Provincia), i Villini Panichi e Pastorelli (noto avvocato amiatino),il palazzo comunale e, sull’Amiata, l’ospedale di Castel del Piano.

13 San Bernardino, San Francesco e San Leonardo. Quest’ultimo, pur non facendo parte della famiglia francescana, è stato riprodotto probabilmente in virtù del culto di cui era da tempo oggetto in zona, con le chiese a lui dedicate ad Arcidosso, Abbadia San Salvatore e Castel del Piano. Per quest’ultima cfr. “La chiesa dei SS. Leonardo e Giovanni della terra di Castel del Piano”, Fiora bonelli, Ed. Cantagalli, Siena, S.D. .

14 Cfr. “Le chiese di Arcidosso e la Pieve di Lamula”, a cura di Carlo Prezzolini, ed. Periccioli, Siena, 1985 e la sua riedizione ampliata ed aggiornata, a cura di Carlo Prezzolini, ed. Effigi, Arcidosso (GR), 2017

15 Cfr. “Intorno al Santuario Dalla geometria al simbolo”, Giombattista Corallo, Ed. effigi, Arcidosso (GR), 2014.

16 Cfr. “La Madonna della carità di Seggiano”, Carlo Prezzolini, Ed. effigi, Arcidosso (GR), 2010.

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